Celebrata la Pasqua di Risurrezione, il 31 marzo, nella Cattedrale di Narni dal vescovo Francesco Antonio Soddu. La Risurrezione del Signore è per i cristiani il giorno della nuova creazione: in Cristo fiorisce la vera vita e la speranza.
All’inizio della celebrazione con il rito dell’aspersione con l’acqua lustrale, benedetta nella veglia pasquale è stata fatta memoria del Battesimo, per mezzo del quale siamo stati immersi nella morte redentrice del Signore per risorgere con lui alla vita nuova.
«Questo è il nuovo giorno – ha detto il vescovo nell’omelia – anche noi dopo aver vissuto nelle celebrazioni liturgiche i misteri della passione del Signore, siamo chiamati a vivere questo primo giorno della settimana, nella piena consapevolezza che è anche il primo e il fondamento di una vita nuova, quella battesimale: la nostra vita in Cristo. Siamo chiamati a percorrere questo tratto di strada insieme a Maria di Magdala; un tratto di strada che però dilata e prolunga, fino agli insondabili orizzonti della salvezza, l’intera esistenza di tutti coloro che nella fede sono disposti a porne i primi passi. Passi che, come per Maria di Magdala, iniziano nel buio, sia fisico che spirituale ed esistenziale, ma certamente proiettati verso la luce del giorno».
«La tomba vuota esorta tutte le esistenze ad essere liberate dalla presenza lugubre, tetra e inesorabilmente corrosiva della morte. Dalla tomba vuota, da quel primo giorno dopo il sabato, iniziano a dipanarsi le manifestazioni del Risorto. E se la tomba vuota aveva destato perplessità, ancora di più le manifestazioni del Risorto avrebbero suscitato interrogativi. Il riconoscimento del Signore infatti come sappiamo non avviene istantaneamente, automaticamente. Chi vive la vita battesimale, pur essendo sé stesso vive di Cristo, vive e comunica una realtà inspiegabilmente nuova, positiva, piena di luce, accogliente e colma di vita. La fede nel risorto, la fede pasquale, la nostra fede battesimale ci esorta a ribaltare tutto ciò che impedisce ai nostri cuori, ossia il peccato, di essere l’espressione di questa vita nuova».
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