Il giorno successivo ai fatti terrificanti della passione morte e sepoltura di Gesù, si apre con questa bella pagina di vangelo appena proclamato: “Il primo giorno della settimana, Maria di Magdala si recò al sepolcro, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro”.
Carissimi fratelli e sorelle, anche noi dopo aver vissuto nelle celebrazioni liturgiche i misteri della passione del Signore, siamo chiamati a vivere questo primo giorno della settimana, nella piena consapevolezza che è anche il primo e il fondamento di una vita nuova, quella battesimale: la nostra vita in Cristo.
Siamo chiamati a percorrere questo tratto di strada insieme a Maria di Magdala; un tratto di strada che però dilata e prolunga, fino agli insondabili orizzonti della salvezza, l’intera esistenza di tutti coloro che nella fede sono disposti a porne i primi passi. Passi che, come per Maria di Magdala, iniziano nel buio, sia fisico che spirituale ed esistenziale, ma certamente proiettati verso la luce del giorno.
Maria si reca al sepolcro con la morte nel cuore. Il suo cuore è quasi assimilabile a quella tomba dove tre giorni prima era stato deposto il Signore. Tra il cuore della Maddalena e il sepolcro vi è una sorta di compenetrazione e di identificazione. Mentre si avvicina al luogo della sepoltura si accorge però che la pietra con la quale era stato chiuso è ribaltata; entrata costata che il corpo di Gesù non c’è più. Si trova davanti una situazione davanti alla quale non ha più neanche un corpo su cui piangere. In Maria di Magdala si possono condensare le tante madri, sorelle figlie delle quali vediamo nei reportage delle guerre del nostro tempo e a cui rimando per la riflessione personale.
Il suo cuore, già pieno di morte si riempie di ulteriore dolore. Dolore che non può subito non condividere con coloro che erano stati toccati e travolti dalla medesima tragedia: “hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto”.
La notizia fa smuovere i discepoli, i quali erano rimasti rinchiusi in casa per paura; prende così il via quella corsa degli apostoli Pietro e Giovanni. Prima l’uno poi l’altro entrarono ma videro soltanto teli e bende; il sepolcro è completamente vuoto. Di Giovanni, entrato dopo Pietro, si dice. “vide e credette”; credette perché fino a quel momento “non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”.
Dalla tomba vuota inizia la edificazione della fede dei discepoli del Signore. La tomba vuota è e rimane l’espressione eloquente di una presenza differente dalla morte, diversa dal cadavere, tutt’altro che tomba sepolcrale.
Soltanto Dio può operare tutto questo e il Signore Gesù lo aveva annunciato.
Carissimi fratelli e sorelle, la tomba vuota esorta tutte le esistenze, ad iniziare da quella di Maria di Magdala fino alle nostre, ad essere liberate dalla presenza lugubre, tetra e inesorabilmente corrosiva della morte.
Dalla tomba vuota, da quel primo giorno dopo il sabato, iniziano a dipanarsi le manifestazioni del Risorto. E se la tomba vuota aveva destato (come può destare anche a noi) perplessità, ancora di più le manifestazioni del Risorto avrebbero suscitato interrogativi. Il riconoscimento del Signore infatti come sappiamo non avviene istantaneamente, automaticamente. Il risorto è lo stesso di prima ma differente, ecco perché non si riconosce. Così è di colui e colei che vive la vita battesimale, pur essendo sé stesso vive di Cristo, vive e comunica una realtà inspiegabilmente nuova, positiva, piena di luce, accogliente e colma di vita; per dirla con s. Paolo: “Non sono più io che vivo ma Cristo vive in me”
La fede nel risorto, la fede pasquale, la nostra fede battesimale ci esorta a ribaltare tutto ciò che impedisce ai nostri cuori, ossia il peccato, di essere l’espressione di questa vita nuova.
Soltanto il Signore può agire in questo senso. Sarà per noi sbalorditivo fare questa scoperta ed iniziati sempre in questa esperienza: dopo i giorni della passione vivere la vittoria di Gesù sul peccato e sulla morte.
È questo il Battesimo: morti al peccato, rinati a vita nuova ed esserne testimoni.
L’esperienza degli apostoli raccontata e tramandata da s. Pietro di cui abbiamo sentito nella prima lettura parla chiaramente della testimonianza; ripete questo per 4 volte: “noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute…; volle che apparisse a testimoni prescelti…; ci ha ordinato di annunciare e testimoniare…; tutti i profeti danno questa testimonianza.
Ma di cosa essere testimoni? Chi è il testimone? Sappiamo che dal punto di vista giuridico il testimone è colui che essendo stato presente a un dato avvenimento ne certifica la veridicità. È anche colui/lei che accompagna e certifica un determinato atto apponendo la propria firma. Il testimone pertanto non si limita ad essere un semplice presenzialista, magari anche distratto, con la mente altrove: egli invece osserva attentamente e garantisce la verità.
Davanti a questi semplici accenni sulla testimonianza e sul testimone, come si fa a dire di poter essere testimoni della risurrezione di Gesù? nessuno ha assistito a quell’ evento per cui sotto questo punto di vista sarebbe azzardato affermare di essere testimoni di un avvenimento a cui nessuno è potuto essere presente. Gli apostoli stessi non ci tramandano una notizia del genere, che cioè essi assistettero…. E paradossalmente questo è un elemento importantissimo per attestare la veridicità di quanto riportato nei Vangeli.
La testimonianza in questo senso riguarda il senso pieno della vita non racchiuso e mai limitata a una esperienza esclusivamente sensoriale. Essa parte dalla fede e in forza della fede gli apostoli ricevettero le apparizioni (….) e in forza della fede ottennero tutti i doni dei misteri di Cristo: lo Spirito santo e la forza di partecipare alle sofferenze di Cristo per la vita e la salvezza del mondo. “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
Certamente si potrebbe storcere il naso, come di fatto molti tendono a fare, rinnegando le proprie radici ed abdicando anche a quanto di più sacro possa esserci nel profondo del cuore umano.
Nel nostro tempo, per fare un esempio, si cercano vie percorribili affinché si possa arrivare alla conclusione delle guerre e a instaurare la pace.
Sarà per questo necessario porre il fondamento di una pacificazione che parta dalla riconciliazione, pena l’accrescimento degli egoismi e delle violenze. Sarà necessario affidarsi al Signore della vita: “chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome”.
È necessario che tutti, ad iniziare da ciascuno di noi, facciamo il percorso dei primi testimoni: Maria di Magdala, Pietro e Giovanni. I sepolcri della violenza umana continuano a moltiplicarsi in tutte le nazioni, in tutte le città, in tutte le vie; sembra quasi non ci sia alcun freno o limite alla violenza e alla crudeltà. Le strategie politiche in merito, si riducono più che altro a ripetere dichiarazioni senza alcun fondamento. Per il cristiano, per noi il fondamento della rinascita è Cristo. Non è possibile altra via. Pertanto: “se siete risorti con Cristo cercate le cose di lassù”. La ricerca della Maddalena si esaurisce nel percorso fino al sepolcro e prosegue nelle “cose di lassù”. Affidiamo a Maria Santissima questo giorno affinché possa in noi e per mezzo nostro diventare l’alba di un mondo nuovo, laddove le cose di lassù non sono “cose appese o sospese nel vuoto”, ma sono la realtà di Dio che si è calato nella nostra umanità e nella morte e risurrezione del Figlio l’ha redenta.
Questo è il giorno che ha fatto il Signore: rallegriamoci ed esultiamo. Alleluia
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