“Ho cercato il Signore: da ogni paura mi ha liberato”
Carissimi fratelli e sorelle questa affermazione del ritornello al salmo responsoriale che abbiamo pregato contiene descrivendolo il modo di agire di coloro che, dopo aver incontrato il Signore, ed avendo riconosciuto in lui il motivo fondamentale della propria esistenza, hanno posto la loro vita nelle sue mani senza mai più distoglierla, anche e soprattutto durante le più terribili prove della vita.
Rimane perciò impresso in noi quanto il Signore Gesù consegnò ai suoi discepoli: “Non abbiate paura di coloro che hanno il potere di uccidere il corpo ma non hanno il potere di annullare la vostra anima”.
Costoro, lo sappiamo bene, sono tutti i discepoli del Signore che hanno testimoniato con la vita, attraverso il martirio, la loro appartenenza a Cristo.
“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto”.
Il Signore Gesù fa propria la logica del seme, non conservato o messo da parte, ma caduto in terra, ossia seminato: egli, il Signore, seme buono, fattosi uomo, sceso fino alla terra nella morte, produce, dà origine, causa, possiamo anche dire partorisce il mistero della nostra salvezza. Egli arriva fino alla nostra morte, al nostro peccato, e da qui ci prende per mano e da essi ci libera.
Il frutto della sua donazione è dunque la sovrabbondanza della nostra salvezza.
Tutto questo costituisce l’eredità che hanno saputo accogliere i martiri, tra questi la nostra santa patrona Firmina, la quale amando il Signore, ha saputo dare alla sua vita pienezza di senso, guadagnando così la vita eterna, secondo le parole di Gesù: “Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna”.
Attraverso di lei ci viene anche donata una particolare beatitudine, quella che abbiamo sentito risuonare prima della proclamazione del Vangelo: “Beato l’uomo che resiste alla tentazione, perché dopo averla superata, riceverà la corona della vita”.
Santa Firmina ci insegna a ricercare e saper riconoscere il Signore come unica via che conduce alla vera vita. Egli, Gesù è la vera vita, che nel momento della morte, come nella metafora del seme, produce il miracolo della vita sovrabbondante.
Cari fratelli e sorelle, Santa Firmina ci insegna a ricercare il Signore perché Lui è l’unico vero bene da cui proviene ogni nostra piena realizzazione e verso cui la nostra vita necessita d’esser orientata.
“Ho cercato il Signore: da ogni paura mi ha liberato”. Quante sono le paure del nostro tempo e di questi giorni, sia per noi, le nostre famiglie, ma direi anche quelle che in queste ore condividiamo con il mondo intero! Le guerre, che ormai non si contano più con tutte le paure che trasmettono (dall’ Ucraina alla Terra Santa, ai molteplici conflitti nel continente africano); a questi si aggiungono le ripetute e quasi quotidiane violenze sulle donne, verso le quali sarà necessario porre sempre una maggiore attenzione e vigilanza affinché, dalla famiglia alla scuola, fino ai luoghi di incontro e aggregazione dei giovani si possano trasmettere e coltivare valori positivi, isolando e soffocando ogni sia pur minima azione contraria. Sarà necessario ammettere però che la violenza o l’indifferenza sulle persone più indifese sono il risultato di quanto l’umanità, e direi ciascuno di noi nel proprio piccolo, non abbiamo saputo seminare di buono o di giusto, rimanendo perciò vittime di una terribile incertezza riguardo al futuro.
La vita e l’esempio della donna santa Firmina sia di esempio nella ricerca del bene, che per noi ha un nome: Gesù Cristo.
Cari fratelli e sorelle proprio in questi momenti si fa perciò ancor più pressante la necessità della fede, della fedeltà e della testimonianza.
Chi cerca e trova il Signore, come santa Firmina, ottiene il senso, il significato positivo con cui vivere e affrontare la vita, nella piena consapevolezza che Dio è il Dio della vita.
Davanti ai terribili problemi legati alla quotidianità dei nostri giorni, il Signore ci offre ancora e sempre la sua Buona Notizia che troviamo nel Vangelo e nella vita di tutti coloro che, come i santi, hanno avuto la forza di testimoniarlo.
MA che cosa ha da dire ai nostri giorni una storia di vita come quella di santa Firmina?
Sappiamo che lei, convertita alla fede in Gesù Cristo viveva tutto questo con intensità e con gioia. Aveva cioè capito che non si trattava di aderire a una credenza o a una nuova moda di tendenza o a una serie di precetti, ma che doveva vivere intensamente un incontro: l’incontro con la persona del Signore Gesù, crocifisso e risorto, pienezza di vita e senso dell’esistenza. Non solo, cercava di trasmettere tutto questo con convinzione e attrattiva a chiunque incontrasse o a lei si avvicinasse.
La bellezza e il fascino di una ragazza come Firmina, alimentata da questa entusiastica fede, non passarono inosservati nell’ambiente romano.
Una volta iniziate le persecuzioni ad opera delle autorità imperiali, avrebbero dovuto farla regredire per paura.
Invece, non solo non riuscirono a indebolire la sua fedeltà al Vangelo, al contrario, rafforzarono ulteriormente le proprie decisioni incrementando sempre di più lo stato di vita donata a Cristo; fu così che abbandonò definitivamente le ricchezze e si consacrò totalmente a Dio.
Come apprendiamo dalle notizie tramandateci, fu questo il periodo Amerino della nostra santa, che procurò anche la conversione del consolare Olimpiade il quale, non solo si convertì in forza della incrollabile testimonianza di fede di Firmina, ma si sentì anche in dovere di dare la propria vita, in virtù della medesima fede.
Riecheggiano nella mente e nel cuore di Firmina le attestazioni di San Paolo a Timoteo: “Se moriamo con lui, con lui anche vivremo; se perseveriamo, con lui anche regneremo…”
Ma soprattutto e in maniera tutta speciale divengono vere e attuali in lei le stesse parole di Gesù: “Se il chicco di grano, caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. …”
Carissimi fratelli e sorelle, guardiamo l’esempio di santa Firmina e cogliamo il frutto della sua testimonianza. Ella, raccogliendo il senso profondo del Vangelo proclamato, dice e ripete a ciascuno di noi di non avere timore del Vangelo, anzi di assumerne il coraggio, il coraggio di Gesù Cristo;
Santa Firmina si rivolge in prima persona a te, carissimo Amerino/a e ti confida che Gesù è già parte di te; Egli ha già reso la tua vita salvata, bella, mediante il Battesimo, perciò non sciuparla facendola diventare diversa o altra.
Questa bella vita è quella stessa di Gesù; pertanto non rimanere, seme prezioso di grano, isolato, in balia di parassiti nefasti o di muffe corrosive, ma adoperati affinché possa produrre frutto moltiplicato attraverso la tua buona condotta di vita e di vita cristiana.
E così sostenuti dalla sua testimonianza possiamo ottenere la beatitudine che abbiamo sentita per noi espressa: “Beato l’uomo che resiste alla tentazione, perché dopo averla superata, riceverà la corona della vita”.
Cara santa Firmina concedici la grazia di essere fedeli al dono del Battesimo che abbiamo ricevuto e dacci la forza di combattere la buona battaglia della fede.
Per questo benedici le nostre famiglie, gli anziani, gli ammalati … specialmente i giovani i quali, spesso disorientati dalle molteplici illusioni della vita si trovano a perdere la bussola dei buoni sentimenti, affinché seguendo il tuo esempio di giovanile freschezza sappiano trasformare in autentica virtù ogni condotta ed essere segno luminoso di un futuro pieno di speranza per sé e per gli altri.
E a tutti noi che partecipiamo a questa festa, concedi la gioia di poterti incontrare un giorno nella gloria del Paradiso a godere , insieme al servo di Dio mons. Vincenzo Lojali, della comunione perfetta con colui che ci ha amati e con il seme della sua parola ci orienta continuamente a sé, unico motivo di speranza e di salvezza nel tempo e per l’eternità.