Sulle orme di antichi pellegrini e recuperando la tradizione devozionale, la ripresa dell’attività pastorale ha visto la comunità diocesana riunita nella celebrazione al santuario della Madonna del Ponte di Narni Scalo. Una celebrazione in comunione e di affidamento della diocesi a Maria, che trova le sue radici nella devozione mariana, legata ad uno dei più importanti santuari mariani del territorio, quello della Madonna del Ponte, dove è custodita l’immagine di Maria con il Bambino, affrescata nella grotta all’interno del santuario, risalente al 1050 e da sempre molto venerata. La celebrazone presieduta dal vescovo Francesco Antonio Soddu e conclebrata dal rettore del santuario don Giorgio Brodoloni ha visto la presenza del sindaco di Narni Lucarelli e di una coppia di sposi che hanno festeggiato il 50° anniversario di matrimonio.
“La Madonna nel contesto delle vicende umane – ha detto il vescovo Soddu – si pone come colei che, attenta e vigilante, desidera che l’incontro e l’interazione tra le persone non perda mai il senso alto, autentico e genuino, della festa. Maria si presenta a noi come autentico ponte tra le sponde della nostra limitatezza e quelle dell’incontro con la vera vita, quelle della vera festa. Ella contiene tutto il materiale necessario perché possiamo costruire i nostri ponti con Dio e con le persone. Guardiamo pertanto a lei come a progetto perfetto, come a modello sublime a cui ispirarci. Guardiamo a lei che, piena di grazia, è stata gradita a Dio. L’essere tale, cioè piena di grazia e gradita al Signore, è stato possibile in forza di una speciale dote, ossia l’umiltà, elemento che sia il cemento essenziale anche per l’edificazione della nostra vita. Maria è ponte fra il cielo e la terra, tra Dio e le persone; lei ci indica suo Figlio e, come alle nozze di Cana, ci confida sempre il segreto di azione e ci dice “Fate quello che vi dirà”. Facciamolo perciò entrare nella nostra vita il Vangelo. Riempiamo pertanto fino all’orlo della nostra vita i talenti che abbiamo ricevuto, pochi o molti che siano. Non teniamoceli nascosti, portiamoli a Lui ed Egli ce li restituirà moltiplicati e trasformati in festa da condividere con tutti coloro che, come fu per gli sposi di Cana, rischiano di naufragare nelle più svariate miserie di vita”.
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