Te Deum di fine anno 2020

La conclusione di questo anno appare molto diversa dagli altri anni.
Le considerazioni possono fluire con una certa dose di spontaneità e di ovvietà visto che tutti siamo stati sovrastati dalla pandemia del Covid-19.
Fermiamo per qualche istante la nostra attenzione sul tempo che abbiamo vissuto per coglierne gli aspetti di pesantezza, di drammaticità prevalente, ma anche gli aspetti positivi e di singolarità in riferimento alla vita personale, familiare, civile, sociale ed ecclesiale.
Uno sguardo che non sia sopraffatto dalla superficialità o banalità e dal pessimismo, ma che sia orientato e illuminato dalla saggezza che Dio ha posto nella nostra mente e dalla luce della Parola di Dio, che ci è stata proclamata.
Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Gàlati 4,4-7- Fratelli, quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la Legge, per riscattare quelli che erano sotto la Legge, perché ricevessimo l’adozione a figli”.
Nella “pienezza del tempo”, al culmine della storia si è verificato l’evento che ha illuminato e illustrato il senso della storia, quella dell’umanità, dell’universo e quella di ciascuno di noi. Un componente della nostra umanità, una donna è stata protagonista di questo evento: la nascita di un bambino, vero uomo che si è presentato come figlio di Dio. Una mescolanza e simbiosi che ha coinvolto l’umanità intera nella relazione di figliolanza nei confronti di Dio. Un evento che da allora si è talmente coinvolto nella vicenda umana da essere segno di contraddizione e di provocazione per le scelte di ogni uomo. Quell’uomo, nato da donna, da Maria di Nazareth, con gesti e parole ha illustrato e cambiato il senso del creato, delle relazioni tra gli uomini e del fine delle nostre esistenze e dell’intera umanità presente sulla faccia della terra.
Una proposta e una provocazione che attende una presa di posizione e una risposta da ognuno.
Oggi anche noi, incoraggiati da san Paolo, siamo invitati ad entrare in quell’evento, accaduto nella pienezza dei tempi, che poi è il tempo dell’esistenza di ciascuno. Da allora e anche oggi una donna, e il bambino da lei partorito sono segno di speranza per l’umanità e per ciascuno. Un evento accaduto 2000 anni fa, che continua ad avere gli effetti e le conseguenze fino ad oggi e per sempre. E’ questa la ragione e l’ancora di speranza per noi che vediamo scorrere il tempo, che conduce anche noi inesorabilmente verso il compimento, la fine, la morte terrena.
Noi che siamo animati dalla fede, in qualunque situazione possiamo guardare con fiducia allo scorrere del tempo e al futuro perché Dio è con noi; il bambino di Betlemme ci conferma l’interesse di Dio per le vicende dell’umanità e per ciascuno di noi, non ci ha abbandonati.
Questa sera, facendo memoria dell’anno trascorso, questo pensiero ci è di conforto e suscita sentimenti di gratitudine in ognuno.
Si, proprio nell’anno della pandemia, confortati da queste considerazioni, siamo qui per coltivare ed esprimere gratitudine e speranza.
Per la tua presenza di Padre misericordioso noi ti ringraziamo: Te Deum laudamus!

Tutti noi abbiamo vissuto giorni di smarrimento e di preoccupazione. Diversi di noi hanno attraversato ore di angoscia: mancanza di respiro, dolori su tutto il corpo, rifiuto del cibo, isolamento medico, sociale e affettivo; interminabili giorni di solitudine e di incertezza sull’esito del morbo. Questa sera possiamo fare nostre le parole del salmo 39:
Mi ha tratto dalla fossa della morte,
dal fango della palude,
i miei piedi ha stabilito sulla roccia,
ha reso sicuri i miei passi.
Ho sperato nel Signore
ed egli su di me si è chinato,
ha dato ascolto al mio grido.
Per tanta premura e per aver ascoltato il nostro grido, noi ti ringraziamo: Te Deum laudamus.

Abbiamo assistito, increduli ed estasiati a gesti anche eroici di altruismo e di generosità, emersi dal profondo di una umanità e che pensavamo scomparsi.
Medici, infermieri, operatori sanitari, farmacisti, forze dell’ordine, Istituzioni…. Ma anche genitori, figli, amici, giovani volontari che si sono prodigati e inventati modi per portare cure, aiuti e sollievo a chi era nel bisogno e nella solitudine: per tanto bene ringraziamo il Signore: Te Deum laudamus!

Abbiamo osservato con meraviglia mista a sbigottimento le tante file di indigenti soccorsi alle mense della Caritas o di altre istituzioni benefiche: perché ci dai il pane quotidiano ti ringraziamo, Te Deum laudamus.
Anche le Istituzioni civili, militari, gli scienziati di ogni parte del mondo hanno assicurato la vicinanza operosa e benefica al popolo. Per i nostri governanti ti ringraziamo, Te Deum laudamus.

Le ristrettezze economiche di famiglie, aziende, imprese hanno accresciuto la sofferenza e la preoccupazione per il presente e per il futuro. I progetti di sostegno economico, messi in campo dell’Unione europea e dai singoli Stati, alimentano la speranza nella ripresa economica, civile, sociale, culturale. Per questo ti ringraziamo. Te Deum laudamus.

I farmaci resi disponibili per tutti i malati e soprattutto il vaccino anticovid, distribuito in questi giorni in varie parti del mondo e anche in Italia, è frutto della collaborazione tra scienziati, ma anche della sinergia di governi e autorità varie. Anche ciò è segno della benevolenza e Provvidenza del Signore che ispira il volere e l’operare per la diffusione del bene tra gli uomini. Per questo ti ringraziamo, Te Deum laudamus.

Nel tempo del lockdown siamo rientrati in noi stessi e abbiamo potuto riscoprire la riflessione, la meditazione della parola di Dio, la preghiera e la contemplazione del volto di Dio. Per questo ti ringraziamo, Te Deum laudamus.
La solitudine tra le quatto mura di casa e l’impossibilità di partecipare alla santa Messa col digiuno eucaristico ha rafforzato in noi il bisogno del Pane eucaristico e della comunità e ci ha fatto scoprire che siamo veramente tutti sulla stessa barca: ognuno deve remare in maniera ordinata e sincronica per poter raggiungere il porto sospirato e la salvezza. Per questo ti ringraziamo Te Deum laudamus.
Questa pandemia dove rafforzare in ciascuno il senso della responsabilità nelle scelte e nei comportamenti; il senso della comunità civile ed ecclesiale: nessuno si salva da solo e Dio non ci salva da soli, ma come popolo.
Il popolo di Dio che sa leggere i segni dei tempi, anche di questa pandemia; sa riconoscere la presenza misericordiosa di Dio, impara ad apprezzare, a rispettare, custodire e curare il creato e i frutti della terra e del lavoro dell’uomo per un universo sano, ordinato per il benessere materiale e spirituale dell’umanità. Ti ringraziamo, Te Deum laudamus.

Siamo rimasti impressionati dal corteo interminabile di bare, di uomini e donne morti in solitudine e privi dei conforti religiosi e di liturgie funebri, quale onore a questi caduti e conforto per i familiari. Ancora oggi la conta quotidiana dei defunti ci rattrista e ci spaventa. Tuttavia siamo confortati dalle parole della Liturgia, che ci richiama la nostra fede e speranza:
“La morte è comune eredità di tutti gli uomini, ma per un dono misterioso del tuo amore Cristo con la sua vittoria ci redime dalla morte e ci richiama con sé a vita nuova” (prefazio V dei defunti).

Allo spegnersi di questo anno 2020, che vorremmo cancellare dalla storia, vogliamo ripetere a noi stessi che tutto è Grazia e impegnarci ad approfondire con saggezza il senso di questi eventi per le nostre comunità e per ciascuno.
Lasciamo posare su di noi la benedizione del Signore perché la consolazione di Dio ci conforti e ognuno comprenda con responsabilità la propria parte da compiere per rinnovare l’esistenza propria e della comunità.

“Ti benedica il Signore
e ti custodisca.
Il Signore faccia risplendere per te il suo volto
e ti faccia grazia.
Il Signore rivolga a te il suo volto
e ti conceda pace”.