Te Deum di fine anno 2021. Mons. Piemontese: «Anche quest’anno abbiamo assistito a gesti eroici di altruismo e di generosità, emersi dal profondo di una umanità e che pensavamo scomparsi»

Celebrata dal vescovo Giuseppe Piemontese nella Cattedrale di Terni la solenne messa di ringraziamento di fine anno con il canto dell’antico inno del “Te Deum”. Alla celebrazione erano presenti i canonici della Cattedrale di Terni, il parroco don Alessandro Rossini, l’assessore alla scuola e servizi educativi del Comune di Terni Cinzia Fabrizi, i rappresentanti delle altre autorità militari, delle associazioni e movimenti ecclesiali.
«Una fine d’anno particolare – ha detto il vescovo Piemontese – carico di pesantezze dell’anno trascorso, ma anche di segni di speranza. Fermiamo per qualche istante la nostra attenzione sul tempo che abbiamo vissuto per coglierne gli aspetti di pesantezza, di drammaticità prevalente, ma anche gli aspetti positivi e di singolarità in riferimento alla vita personale, familiare, civile, sociale ed ecclesiale».
Ha ricordato la situazione attuale con la persistenza incalzante dell’epidemia del Covid 19, ritornata particolarmente virulenta e diffusa nella variante Omicron, col carico di sofferenze, limitazioni, lutti. L’incertezza economica e sociale, in Italia e nel mondo, persistente e nascosta dal velo della sbandierata ripresa; l’instabilità civile, sociale, economica diffusa nel mondo: guerre, fame, migrazioni e morti ed infine la precarietà delle nostre città. I giovani disorientati, privi di riferimenti e alle prese con sempre nuovi disagi psicologici ed educativi ed incerti sulle sorti del futuro.

I segni di speranza nella disponibilità dei vaccini, nell’attivismo di tanti volontari, ONG che curano le ferite di popolazioni incolpevolmente arretrate e succubi di violenze e sopraffazioni.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza, strumento e opportunità di sviluppo, affidato alla disponibilità e alla responsabilità della nazione.
Il rinnovo della proprietà dell’acciaieria di Terni e la prossima Ordinazione e insediamento del nuovo vescovo della diocesi.

La speranza della fede
«L’era nuova a cui tutti aspiriamo con l’inizio del nuovo anno può realizzarsi se il figlio di Dio nato da donna viene ricollocato al centro delle riflessioni, interessi, agire degli uomini.
Anche quest’anno abbiamo assistito a gesti eroici di altruismo e di generosità, emersi dal profondo di una umanità e che pensavamo scomparsi.
Medici, infermieri, operatori sanitari, farmacisti, forze dell’ordine, Istituzioni…. Ma anche genitori, figli, amici, giovani volontari che si sono prodigati e inventati modi per portare cure, aiuti e sollievo a chi era nel bisogno e nella solitudine: per tanto bene ringraziamo il Signore!»

Nell’omelia molti sono stati i riferimenti del vescovo a quanto accaduto nell’anno trascorso «che hanno inciso un segno indelebile e che influiranno nel futuro della nostra storia personale, della società e della Chiesa. Abbiamo osservato con meraviglia mista a sbigottimento le tante file di indigenti soccorsi alle mense della Caritas o di altre istituzioni benefiche. Anche le Istituzioni civili, militari, gli scienziati di ogni parte del mondo hanno assicurato la vicinanza operosa e benefica al popolo. Le ristrettezze economiche di famiglie, aziende, imprese hanno accresciuto la sofferenza e la preoccupazione per il presente e per il futuro. I progetti di sostegno economico, messi in campo dell’Unione europea e dai singoli Stati, alimentano la speranza nella ripresa economica, civile, sociale, culturale.
I farmaci resi disponibili per tutti i malati e soprattutto il vaccino anticovid, distribuito in varie parti del mondo e anche in Italia, è frutto della collaborazione tra scienziati, ma anche della sinergia di governi e autorità varie. Anche ciò è segno della benevolenza e Provvidenza del Signore che ispira il volere e l’operare per la diffusione del bene tra gli uomini».

Rafforzare il senso di comunità
«Questa pandemia dove rafforzare in ciascuno il senso della responsabilità nelle scelte e nei comportamenti; il senso della comunità civile ed ecclesiale: nessuno si salva da solo e Dio non ci salva da soli, ma come popolo».

Leggere i segni dei tempi
Il popolo di Dio che sa leggere i segni dei tempi, anche di questa pandemia; sa riconoscere la presenza misericordiosa di Dio, impara ad apprezzare, a rispettare, custodire e curare il creato e i frutti della terra e del lavoro dell’uomo per un universo sano, ordinato per il benessere materiale e spirituale dell’umanità.

Al termine della celebrazione è stata consegnato il premio Tommaso Moro 2020 dal presidente di Terni dell’Unione Giuristi Cattolici, avvocato Diego Piergrossi, al vescovo Giuseppe Piemonetese: La motivazione: “per aver durante il periodo più drammatico dell’emergenza Covid 19, nell’anno 2020, testimoniato personalmente con la sua quotidiana opera di preghiera, di carità, di conforto, di stimolo e di cura delle anime, in ispecie di quelle degli ultimi e dei più anziani, che la Chiesa non chiude qualunque evento terreno accada e che Cristo non abbandona mai i suoi figli, anche e soprattutto quando le «certezze» umane sembrano perdute. Un’opera straordinaria e non comune che si è articolata anche nella promozione di interventi legali affinché la libertà della Chiesa in quel momento violata fosse ripristinata”.

 

L’OMELIA DEL VESCOVO