Amelia – celebrazione di apertura del Centenario Geraldiniano

Carissimi fratelli e sorelle dalla sequenza delle letture di questa domenica appena proclamate, insieme al nutrimento e all’insegnamento che esse offrono a ciascuno di noi, possiamo anche cogliere i tratti essenziali che hanno caratterizzato la vita e l’apostolato del vescovo Alessandro Geraldini, figlio di questa Chiesa, del quale oggi inauguriamo i due anni a lui dedicati, ringraziando il Signore specialmente per l’opera umana, culturale ed ecclesiale che ha posto in essere a vari livelli e per l’evangelizzazione degli amerindi.
Pertanto, la Parola di Dio unita alla testimonianza di vita del Vescovo Geraldini saranno per noi, edificazione, balsamo e cibo affinché la nostra vita cristiana, guidata all’incontro con il Signore sia sempre nutrita della sua conoscenza e rafforzata nell’amore verso la necessaria testimonianza da rendere.
La figura di Giona, così complessa, simpatica e per certi versi anche sempre contemporanea ad ogni epoca, specie in quei tratti che segnano il rapporto con Dio nella sua resistenza iniziale e più volte reiterata a rispondere positivamente al compito affidatogli nell’annunciare e manifestare l’essenzialità dell’essere stesso di Dio verso le persone, ossia la sua misericordia.
La predicazione di Giona, che per certi versi veicola anche una sorta di avvertimento nefasto, se non addirittura di minaccia: “ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta”, contiene invece a ben vedere un messaggio di speranza, ossia il tempo di 40 giorni da non lasciar trascorrere invano ma da impiegare bene, con un camino di conversione, in vista del perdono di Dio.
Il numero 40 nella Bibbia, sia che si tratti di giorni sia che si tratti di anni, sta ad indicare proprio questo, ossia l’opportunità temporale entro la quale si gioca la realizzazione salvifica o meno delle persone, dei popoli, delle comunità.
Di tempo parla anche s. Paolo nel brano della prima lettera ai corinti che abbiamo sentito proclamato nella seconda lettura.
“Il tempo si è fatto breve” indica l’urgenza, la necessità posta nelle nostre mani, nella nostra volontà, ossia nelle nostre scelte, affinché sappiamo approfittare di quanto ci è dato, ossia il tempo con tutto ciò che esso comporta, affinché questo non venga sciupato.
La parola di Gesù nel Vangelo traduce, anzi fa confluire, tutto questo nella concretezza della sua persona: “il tempo è compiuto”, ossia non c’è altro da aspettare: il tempo è compiuto.
Questo significa che Gesù è il fine di tutto, egli è l’apice, la strada e la meta verso cui convergere ed andare; è il punto d’arrivo, il culmine nel quale hanno senso sia il tempo come lo spazio delle cose. Perciò tra le molteplici strade e percorsi esistenziali, se ne pone uno, l’unico che porta alla salvezza e questi è lo stesso Gesù Cristo, perciò “convertitevi e credete al Vangelo”.
Per tale motivo il Signore, lo abbiamo sentito, chiama, anzi prima vede e poi chiama i primi discepoli (diremmo i primi cristiani). Vede, cioè pone/fissa la sua attenzione su qualcuno; non va a casaccio il Signore,… e questa attenzione indica una decisa tensione d’amore.
Essi subito lasciarono tutto…
Il “subito” del Vangelo traduce nella pratica l’urgenza, davanti alla quale non sono ammessi ritardi, ripensamenti o tentennamenti: essi subito lasciarono tutto e seguirono il Signore.
Seguirono il Signore. Per essi e per noi questo significa che il resto non conta, perché Egli è la pienezza, ossia ciò che rende autentico tutto ciò che ci circonda e in cui siamo immersi nella vita.
Carissimi fratelli e sorelle, come non vedere in questa sequenza di immagini evangeliche la figura del nostro caro Vescovo Alessandro Geraldini?
Illustre figlio di questa terra, nato ad Amelia nel 1455 e morto a Santo Domingo l’8 marzo 1524, attivo alla corte spagnola di re Ferdinando e della Regina Isabella; fu tutore degli infanti e, tra le molteplici attività svolte, sostenne presso i regnanti il piano ardito di Cristoforo Colombo, che poi portò alla cosiddetta scoperta delle Americhe.
Geraldini all’età 64 anni !(la mia età!) andò nel Nuovo Mondo e divenne Vescovo di Santo Domingo, divenendo così il primo vescovo residenziale delle Americhe. /
Non spetta a me qui dire altro, saranno coloro che durante questi 2 anni, che oggi si inaugurano, a sondare quanto già a disposizione e/o rinvenire quanto ancora rimasto nascosto o in ombra, dovuto anche e soprattutto al carattere umile/schivo di Mons. Geraldini.
Egli è stato apostolo di Cristo Signore, chiamato da Gesù come i primi discepoli di cui abbiamo sentito nel Vangelo.
Egli, come loro, è stato “pescatore di uomini”, ossia evangelizzatore, portatore e testimone della Parola di salvezza.
Come gli apostoli Simone, Andrea, Giacomo e Giovanni, in maniera subitanea, da Amelia e dalla corte dei Reali di Spagna si è spinto fino ai più remoti e fino ad allora insondati confini del mondo per portare, attraverso la sua vita, la persona stessa di Gesù Cristo, unico Redentore del mondo.

Mi piace riportare qui un passaggio della lettera speditami da Mons. Francisco Ozoria Acosta, Arcivescovo metropolita di Santo Domingo, in risposta alla mia nella quale lo informavo di questi nostri eventi; scrive Mons. Ozoria Acosta: “Nel suo governo pastorale, Geraldini pose il massimo interesse nella costruzione di una vera cattedrale su quest’isola, che oggi godiamo e conserviamo.
Il suo interesse per la missione in questa terra di primizie in America lo portò ad andare verso l’ignoto, avendo fiducia nella Provvidenza divina, che non lo deluse mai. Oggi lo onoriamo per la sua dedizione e per il suo impegno”.
Ed ancora mi piace collegare il nostro incontro di oggi con un segno visibile in questa chiesa concattedrale di Amelia: la croce, copia di quella esposta nella Basilica di San Pietro in Roma.
Nella Basilica Vaticana, la dicitura affissa in calce, tradotta in diverse lingue, così spiega:
“Replica su scala ridotta, nel medesimo legno di caoba coevo all’originale, della grande croce che nel 1514 fu benedetta ed eretta nel luogo destinato alla cattedrale di Santo Domingo, nell’isola Hispaniola, e che il primo vescovo che assunse il governo di quella Chiesa, Alessandro Geraldini (Amelia 1455 – Santo Domingo 1524) collocò nella cattedrale da lui edificata, dove tutt’ora si venera.
Il 12 ottobre 1984, nel corso di una solenne liturgia allo Stadio Olimpico di Santo Domingo, il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II consegnava questa croce ad ognuno dei Presidenti delle 22 Conferenze Episcopali dell’America Latina e degli Stati Uniti, del Canada, delle Isole Filippine, nonché della Spagna e del Portogallo ed al Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della città del Vaticano.
Nell’intenzione del Santo Padre, intorno a questa santa insegna dovrà articolarsi il percorso novennale di un nuovo impegno di evangelizzazione destinato a culminare il 12 ottobre1992, V centenario della scoperta del Nuovo mondo e dell’inizio della sua evangelizzazione”.
Carissimi fratelli e sorelle, mentre con tutta la chiesa ci prepariamo al giubileo del 2025, dopo l’anno dedicato alla riflessione sui documenti e allo studio dei frutti del Concilio Vaticano II, il 2024, ad iniziare da questa 3a domenica del tempo ordinario, che da 5 anni è dedicata alla Parola di Dio, si dà l’avvio all’ anno della Preghiera. Voglia il Signore, attraverso questo tempo di preghiera e il tempo che la nostra Diocesi e il nostro territorio dedicano alla figura del Vescovo Alessandro Geraldini, dalla conoscenza della sua persona, del suo instancabile lavoro e ministero, suscitate nuovo entusiasmo nell’annuncio del Vangelo e una sempre maggiore consapevolezza nel comprendere l’alto senso della corresponsabilità nella partecipazione attiva alla costruzione del bene comune./
Ci sostenga in tutto questo il patrocinio della nostra santa Firmina e della Santa Vergine Madre di Dio, venerata nella Repubblica Dominicana con lo speciale titolo di Nostra Signora di Altagracia. Lei Madre della Grazia Divina doni a noi e al mondo intero la capacità di accogliere, custodire e coltivare il bene inestimabile della pace, specialmente in questo tempo insanguinato da molteplici conflitti e guerre nel mondo. A partire dalla ricerca costante della giustizia, ossatura e base della fratellanza, dell’amore e della pace tra i popoli.