O Dio, che in questo giorno, con la guida della stella, hai rivelato alle genti il tuo Figlio unigenito, conduci benigno anche noi, che già ti abbiamo conosciuto per la fede, a contemplare la bellezza della tua gloria.
Questo abbiamo sentito pronunciato prima della proclamazione della Parola di Dio e questo è quanto abbiamo chiesto: conduci benigno anche noi a contemplare la bellezza della tua gloria.
A contemplare la bellezza della sua gloria, ossia a nutrirei della bellezza e incalcolabile ricchezza della sua presenza salvifica. Ad essere ammaestrati sul fatto che solo Lui è il metro di misura di ogni nostro
atteggiamento; solo Lui dà significato alla vita nostra e di ogni persona.
Dall’ intreccio del pieno significato di gloria di Dio in riferimento alla creatura umana, s.Ireneo ha ben potuto affermare che lo gloria di Dio è l’uomo vivente. Quindi si capisce perfettamente come non sia
possibile contemplare la gloria di Dio a prescindere dalla dignità di ogni persona;
contemplare la bellezza della gloria di Dio significa dunque adoperarsi affinché l’umanità risplenda della stessa bellezza.
Abbiamo sentito nella prima lettura quella bellissima pagina del profeta Isaia che descrive il momento della visita salvifica di Dio al suo popolo come se fosse il risveglio dal sonno in un contesto di una giornata di sole: lo gloria del Signore brilla su di te -dice-. Perciò invita ad avere un atteggiamento dinamico, di movimento e
sollecitudine, sottolineato con i verbi Alzati e rivestiti. Il verbo alzarsi da una parte: richiama l’atteggiamento successivo al riposo e dall’altro proprio questo verbo viene assunto dalla parola ispirata per significare la risurrezione. Il rivestimento conseguente al risveglio e all’alzata, lo abbiamo sentito, non è dato da una veste qualunque ma da un abito singolare e insolito. E’ impalpabile ma comprensibilmente sontuoso, “rivestiti di luce” vien detto; e il motivo di tale singolare rivestimento è: perché viene lo tua luce. Il Signore che è luce si propone quindi come vesti mento adatto ed uniço per coloro che, destati dal sonno, non intendono rimanere -oggi diremmo in pigiama- ma adeguatamente attrezzati per affrontare degnamente la giornata e la vita quotidiana.
Questo invito è per noi oggi, per ciascuno di noi in quanto singole persone, ma ancor di più come unico popolo di Dio di questa Chiesa di Terni-Narni-Amelia. E il motivo, lo abbiamo sentito è perché lo Gloria del
Signore brilla su di te. La Gloria del Signore non è altro che il Signore stesso il quale, come il sole brilla ed effonde sulla terra i suoi raggi benefici.
Di luce si parla nel Vangelo di oggi, che presenta la visita dei Magi. Questa luce, la luce del Signore, la sua gloria, palese a tutti come su tutti splende il sole e le stelle, tuttavia non venne avvertita proprio da
coloro che geograficamente erano i più vicini: gli abitanti di Gerusalemme. Il racconto della visita dei magi, così bello e ricco di particolari significativi da una parte, ci consegna dunque anche un lato drammatico, che deve metterci in guardia.
Il lato drammatico è dato dal fatto che i magi -i quali si misero in viaggio perché sollecitati dalla luce della stella- neanche loro, che pur l’avevano vista durante tutto il loro percorso, neanche loro riescono a scorgerla all’interno delle mura di Gerusalemme; essa scompare misteriosamente; come se si fosse spento
un faro per mancanza della necessaria alimentazione; come se fosse capitato un repentino blackout. Per tale motivo, non avendo più il necessario orientamento, chiedono informazioni Intorno, fino ad
arrivare alla reggia del re. la loro richiesta, così come per tutte le nostre domande, contiene il desiderio di poter ricevere luce.
In altre parole non sembri scontato o banale affermare che la stella sarebbe dovuta essere lì a Gerusalemme ciò che essa andava significando per i magi, luce palesemente rivelata. Drammaticamente,
invece, Gerusalemme non era rivestita di luce e continua a dormire nel proprio torpore anche nel momento in cui la luce vera veniva nel mondo. Inoltre contribuisce da dare maggiore risalto alla drammaticità di questo dato il fatto che teoricamente o concettualmente, senz’altro in maniera unicamente astratta, tutti ad iniziare dai sacerdoti e scribi erano comunque a conoscenza del luogo dove sarebbe dovuto nascere li Messia.
Neanche la presenza e l’indagine dei magi, di questi stranieri, venuti da lontano mette in movimento nessuno; nessuno si alza, nessuno si muove … e perciò la luce rimane nascosta; nascosta dalle tenebre di quella terribile esistenza, che pur -di non voler scoprire la verità è disposta a negare anche l’evidenza.
Nel momento in cui i magi si rimettono in viaggio, la stella riappare, anzi li precede e questo suscita in loro una grande gioia
Carissimi,
Nessuno di noi può avere la presunzione di possedere, di ricevere o di vedere luce se rimane fermo; fermo fisicamente, fermo spiritualmente, fermo esistenzialmente. Nel momento in cui, come nella prima lettura,
ci si alza e ci si apre al Signore, veniamo rivestiti di lui che è luce; non solo: automaticamente diveniamo noi stessi, luce, luce per gli altri… segno concreto di speranza. E come i Magi, nell’incontro col Signore, aprirono i loro scrigni, succede che per noi si apra uno scrigno tutto speciale: … ci si apre alla vita, ci si apre ad ogni vita, ci si apre agli altri perché si è aperti a Dio, che in Gesù suo unigenito figlio nato da Maria Santissima, indica il criterio genuino, non ingannevole, per vivere in relazione autentica col creato e le creature.
Carissimi Fratelli e sorelle, non rimaniamo fermi, non rimaniamo chiusi ma alziamoci e rivestiti della luce del Signore, della sua parola salvifica stiamo sempre in movimento; non tanto in quanto presi da incontenibile frenesia di azione, quanto piuttosto come unica necessità che scaturisce dall’ amore di Dio, il quale non
può rimanere né contenuto, né tantomeno ingessato, così come ci insegna san Paolo: ‘tCaritas Cristi urget nos, l’amore di Cristo ci spinge.
Ci spinga sempre questo amore nella ricerca di Cristo e nella testimonianza a lui in ogni ambiente in cui ci troviamo