Lettera conclusiva del ritiro del clero e consiglio pastorale diocesano – giugno 2020

Cari fratelli Presbiteri e Diaconi,
Religiose, Religiosi e Laici.

«Anche il profeta e il sacerdote si aggirano senza comprendere». (Ger. 14, 18).
“Capire che cosa Dio ci stia dicendo in questi tempi di pandemia diventa una sfida anche per la missione della Chiesa. La malattia, la sofferenza, la paura, l’isolamento ci interpellano. La povertà di chi muore solo, di chi è abbandonato a sé stesso, di chi perde il lavoro e il salario, di chi non ha casa e cibo ci interroga. Obbligati alla distanza fisica e a rimanere a casa, siamo invitati a riscoprire che abbiamo bisogno delle relazioni sociali, e anche della relazione comunitaria con Dio. Lungi dall’aumentare la diffidenza e l’indifferenza, questa condizione dovrebbe renderci più attenti al nostro modo di relazionarci con gli altri”.
(Papa Francesco, Messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale 2020)

Queste parole di Papa Francesco ci hanno accompagnato nella Tre giorni del clero.
Ringrazio ciascuno per la presenza, l’attenzione e gli interventi che hanno consentito a tutti di condividere sentimenti, pensieri, paure, speranze e propositi.
Ringrazio don Paolo Carloni e i suoi collaboratori per l’ospitalità accogliente e generosa.
Gli interventi, ascoltati nei tre giorni, hanno evidenziato la sensibilità di ognuno, manifestato la passione per il Regno e proposto progetti pastorali corrispondenti. Tutti ugualmente rispettabili e validi. Tutti miranti ad individuare la strada che, come Chiesa, dobbiamo percorrere e gli obiettivi da raggiungere.
Lo stile sinodale che tutti invochiamo e che tutti abbiamo il dovere di mettere in campo, non solo a livello diocesano, ma anche a livello parrocchiale e nelle associazioni e nei gruppi ecclesiali, prevede un momento di sintesi a cura di chi ha questo compito e un impegno di adesione e attuazione da parte di tutti coloro che pure hanno partecipato alla fase di discernimento.
L’impegno della condivisione, dello studio, delle analisi, di approfondimento delle situazioni e di proposte ha avuto l’impiego di un tempo notevole nelle varie fasi della visita pastorale.
I vari Consigli pastorali diocesani, presbiterale e gli incontri del clero hanno ulteriormente prestato attenzione alle varie situazioni.
Il Coronavirus ha evidenziato consapevolezze già in itinere e manifestato esigenze nuove.
Il confronto e le proposte emerse nel Consiglio pastorale Diocesano del 21 giugno scorso e nelle tre mattinate del clero del 22-24 giugno scorso, credo che abbiano fatto emergere le linee e le modalità di una azione pastorale della diocesi per il prossimo futuro e, se non mutano le condizioni esterne, anche oltre.
Ora si tratta di riassumerne e di rilanciare singole linee programmatiche, sapendo che tutto è in progress per l’incertezza e la mutevolezza dei tempi che attraversiamo.

1. ORIENTAMENTI EMERSI
nel Consiglio pastorale Diocesano (21 giugno) e nella “Tre Giorni” del Clero (22-24 giugno)
Molte riflessioni e proposte sono emerse nella tre giorni e nel CpD. In questo scritto sono raccolte alcune provocazioni e indicazioni, che sono state condivise e che ci pongono già sulla strada di un cambiamento che si chiarirà ulteriormente nel volgere del tempo.
Vengono ribaditi alcuni principi che dovranno favorire il rinnovamento della nostra azione pastorale:
– Non possiamo più accontentarci di una pastorale ripetitiva, ma occorre essere creativi. Ognuno si attivi nella preghiera, nello studio e nel confronto per essere aperti e disponibili a cogliere i segni dei tempi nella propria realtà e nella diocesi.
– Ci siamo ripetuti l’ammonimento del profeta a non presumere precipitosamente di comprendere. E tuttavia il sacerdote, interprete e profeta della Parola di Dio, potrà continuare a seguire la sua vocazione se avrà imparato a distinguere tra l’essenziale, il metallo prezioso che fa risaltare l’umanità più bella, e le scorie, che la rivestono e talvolta la nascondono deturpandola. “Se saprai distinguere ciò che è prezioso da ciò che è vile, sarai come la mia bocca” (Ger 15,19).
– È opportuno partire dalla consapevolezza che quella attuale è una Chiesa minoritaria, dalle relazioni ravvicinate e calde, direi domestica nella dimensione. E tuttavia dovrà essere una Chiesa che annuncia il Vangelo, per attrazione e con la testimonianza della fede, della speranza e della carità nelle nostre comunità ridimensionate.
– Va acquisita la consapevolezza che bisognerà essere una Chiesa che dovrà trovare nelle relazioni personali e interpersonali dirette il canale di trasmissione dell’amore, offertoci da Gesù.
– Vanno cercati nella famiglia, nelle parrocchie e nella Diocesi gli elementi di fraternità, di comunione, di grazia dove ci si incontra, si annuncia e si testimonia il Vangelo e l’amore di Gesù alla città, ai credenti e ai non credenti.
– Le comunità dei discepoli del Signore si relazioneranno e cresceranno a misura di piccole comunità, collegate dall’amore e dalla grazia della Parola e dei sacramenti, affinché diventino sale e lievito nel mondo e nell’umanità, secondo il comando e con la forza di Gesù nello Spirito santo.
– Nella discussione che ci appassiona deve essere riconosciuta e valorizzata l’attualità delle parrocchie, specie nella nostra diocesi: in prevalenza piccole realtà, dalle relazioni ravvicinate (cfr EG 28), il cui ideale è descritto negli Atti degli Apostoli: “Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere”. (Atti 2, 42).
– In continuità col cammino degli ultimi anni, lasciamoci guidare dal programma: la comunione e la missione nella chiesa diocesana
– Nel nostro popolo e tra la nostra gente sono vive le tradizioni religiose e la pietà popolare. Esse sono terreno fertile per veicolare l’annuncio del Vangelo a credenti, diventati smemorati e tiepidi, e a non credenti, che pure “maneggiano” le antiche tradizioni religiose e la santità dei nostri Patroni .
– L’attenzione prevalente non dovrà essere posta a realizzare un serie innumerevole di iniziative, ma ad avviare processi di giustizia, di umanità, di fraternità, d’amore, di misericordia, d’amicizia, di comunicazione, di contagio del virus dell’amore di Dio affidato e custodito dalla Chiesa e dai cristiani.
– È stata ribadita, nel corso delle discussioni, l’opportunità di operare un sano decentramento, per l’evangelizzazione del territorio.

2. ALCUNE SOTTOLINEATURE DI CONTENUTO E DI METODO,
che sono emerse e condivise nel Consiglio pastorale Diocesano (21 giugno) e nella “Tre Giorni” del Clero (22-24 giugno)
– Ogni parrocchia, guidata dai sacerdoti, attivi per tutti una proposta-percorso di Annuncio del Vangelo, di formazione e catechesi per un cammino di fede ordinato e sistematico;
– L’Eucarestia, culmine e fonte, a partire dal battesimo sia la proposta – contenuto da cui partire quest’anno
– Come pure l’Eucarestia sia la lode, l’altare e il sacrificio dove si incontra e si salva l’umanità e il creato. Il prossimo, da Papa Francesco è stato dichiarato anno della “Laudato Sii” a 5 anni dalla pubblicazione della enciclica.
– L’Anno liturgico come itinerario di fede sia il contesto e il percorso per incontrare Gesù, salvatore del mondo.
– Cristiani, rivestiti e salvati da Cristo, buon samaritano, caliamoci a soccorrere l’umanità ferita e a promuovere e avviare processi di giustizia, pace, relazioni economiche non di sfruttamento ma di equità.

3. LA CELEBRAZIONI DEI SACRAMENTI DELL’IC sospesi a causa della pandemia.
La discussione sulla celebrazioni dei sacramenti della IC non può ridursi solo alla questione pratica di come recuperare un anno di catechesi, interrotto a causa del Covid-19. Dobbiamo cogliere questa occasione per ricondurre i sacramenti dell’IC alla loro natura di sacramenti per la vita e la catechesi ad una catechesi per la vita e non solo di preparazione ai sacramenti.
Posti nell’impossibilità di radunare i fanciulli nelle consuete modalità, è questa l’occasione per coinvolgere i genitori nella formazione dei ragazzi e contestualmente nella loro formazione cristiana. Per riconoscere e riscoprire l’alta dimensione della famiglia quale chiesa domestica, consapevoli che durante il lockdown alcune famiglie ci hanno provato.
In ogni caso, il criterio per celebrare i sacramenti dovrà essere la preparazione dei fanciulli-ragazzi.
Si ribadisce che la partecipazione alla messa domenicale è elemento e criterio fondamentale, che manifesta l’adesione a Gesù e alla Chiesa.
Tutto ciò che attiene alla organizzazione pratica è secondario e conseguenza di quanto detto prima. Se la chiesa parrocchiale non è sufficiente a contenere fanciulli e genitori si pensi ad una o più messe esclusive per fanciulli e genitori del catechismo.
Qualcuno teme che la Catechesi per l’IC venga lasciata alla anarchia delle singole parrocchie o dei parroci. Invece credo che essa vada adattata e governata con la collaborazione responsabile dei parroci, dei loro collaboratori e delle foranie.
Il Vescovo, tramite l’Ufficio Catechistico diocesano, chiede di essere messo a conoscenza di come ogni parrocchia intende muoversi seguendo le linee indicate.
Dopo il clamore suscitato dalla morte per droga dei due adolescenti ternani, che ha scoperchiato un mondo fragile e indifeso, le nostre comunità non possono più trascurare il mondo giovanile (fanciulli, ragazzi, giovani), per cui si ritiene urgente riscoprire la dimensione della parrocchia quale comunità educante.
Ulteriori orientamenti saranno proposti nell’assemblea conclusiva della visita pastorale, prevista per la domenica 6 settembre 2020.

Terni, 15 luglio 2020

+ P. Giuseppe Piemontese OFM Conv.