Pasqua 2022 – celebrazione nella concattedrale di Amelia

Cristo è risorto. Alleluia
Carissimi fratelli e sorelle questa realtà fondamentale della nostra fede, il Mistero Pasquale del Signore Gesù -che ci è stato regalato con il Battesimo – è per l’umanità intera e quindi per ciascuno di noi il dono essenziale in forza del quale, liberati dal peccato, abbiamo l’opportunità di vivere in Gesù Cristo come figli di Dio, di vivere cioè la stessa dimensione divina. Perciò come non esprimere con lo slancio della nostra vita il canto dell’Alleluia?
Tutto ciò avviene e si realizza non dentro un mondo immaginario, fantasioso o che non esiste, tutt’altro! esattamente il contrario. Abbiamo la possibilità di vivere dentro questo nostro mondo e in questo nostro tempo da persone nuove.
Per questo motivo si fa presente a noi nella liturgia della messa vespertina di questo giorno di Pasqua uno degli avvenimenti che caratterizzarono quel primo giorno della settimana: “In quello stesso giorno, il primo della settimana due dei discepoli erano in cammino per un villaggio di nome Emmaus…
Già dalle prime battute, il brano di Vangelo che è stato proclamato, ci pone entro il contesto vitale di questi due discepoli e quasi inavvertitamente ci fa sentire più che spettatori, direi, loro compagni di viaggio.
Essi fanno ritorno al loro borgo da cui erano partiti un tempo, sognando tempi migliori, come capita a tanta gente dei nostri giorni, che parte dai borghi in cerca di fortuna.
Il Risorto si accosta a loro e chiede: “Di che cosa state parlando?”. Ecco il Signore pone a ciscuno di noi questa domanda, spetta a noi dire, consegnare i nostri pensieri al signore Gesù. I discepoli rispondono con una affernazione sconcertante: “solo tu sei così foresteiro in Israele, giacchè a Gerusalemme in questi giorni tutti ne parlano”. Gesù avrebbe potuto rispondere, ma non li rimprovera, pian paino scalda il loro cuore e spiega come in tutte le scrtture si parla di lui; si fa compagno di viaggio e spiega. Anche oggi il Signore si fa compagno di viaggio nella nostra vita, egli non li abbandona e così non abbanodna nessuno di noi. E il Signore risponde al loro invito, rimane con loro e ripropone il segno della cena: lo riconobbero nello spezzare del pane. Lo riconobbero perchè prima degli occhi si era aperto il loro cuore. Il nostro cuore come quello dei discopli è chiuso. Lasciamolo scaldare dalla sacra scrittura, dal Signore che si fa pienezza nel Verbo incarnato. Soltanto egli può scaldare il cuore, aprirlo alla comprensione della parola di Dio e all’accoglienza di Gesù.
Noi oggi, in questa Messa, facciamo la medesima esperienza, del giorno della risurrezione.
Gesù ha vinto la morte e risorgendo ha inaugurato l’era nuova del mondo in cui la morte non ha più potere.
Cristo ha vinto la morte, passando attraverso la sua morte. La morte che, in quanto Figlio di Dio non gli apparteneva affatto, egli l’ha presa nella umanità che aveva assunta e, offrendo la sua vita per amore nostro, l’ha distrutta e risorgendo ha inaugurato l’era nuova del mondo in cui la morte non ha più potere.
Cari fratelli e sorelle, davanti alle notizie che quotidianamente ci giungono a mezzo degli organi di informazione e di comunicazione sociale siamo messi di fronte a una storia che dice tutto il contrario: ciò che vince è la morte, l’inimicizia, l’odio.
Davanti a tutto questo molti si chiedono dove sia Dio, se il mistero Pasquale del Signore Gesù sia vero, sia reale; se sia una fantasia e una pura illusione; e come i discepoli di Emmaus, anche noi, siamo presi dal dubbio e dallo sconforto….e come quei due discepoli ripetiamole stesse parole: ”speravamo che…”
Quanto ancora oggi, nonostante le lezioni della storia, l’umanità con le sue egoistiche ambizioni cerca di annullare i progetti di bene, di uccidere i propri simili, di dire il falso, di rovinare la creazione? Quanto ancora oggi si ripetono quelle dinamiche, presenti fin dai primi versetti della letteratura biblica, ritenute dai benpensanti favole appartenenti alla letteratura mitologia, in cui la presunzione umana annienta il proprio simile per occupare il posto stesso di Dio? quanto in questi tempi soffriamo e trepidanti ogni giorno poniamo dei seri dubbi sulla stessa sopravvivenza dell’umanità?
Davanti a questi interrogativi dobbiamo sempre più avere la consapevolezza che se l’umanità ha la capacità di dare ancora potere alla morte, questo avviene perché in una maniera o nell’altra più o meno consapevolmente, dà sfogo alla potenza distruttiva del peccato, il quale è l’alimento principale della morte. E lo alimenta, lo sappiamo, a partire da cose che inizialmente possono apparire innocue: i pensieri, le parole, le omissioni e qualche opera. Davanti alle quali ci si autogiustifica con tipiche espressioni come la più consueta: “ma che male c’è?”
Carissimi fratelli e sorelle, davanti a questa pagina terribile della nostra storia, si pone in controluce la storia del Figlio di Dio incarnato, Nostro Signore Gesù Cristo, il quale anche per questa nostra attualità storica ha dato la sua vita, si è lasciato uccidere per il peccato dell’umanità.
E per questo, come il giorno della sua Pasqua, egli è in mezzo a noi e spezza il pane per noi. Ecco, quello spezzare il pane è stato, è e sarà sempre il segno grande della rinascita. Il pane dell’Eucaristia, affinché ciascuno, alimentato da questo pane possa diventare nutrimento per l’altro, ossia Eucaristia.
Egli è l’agnello che toglie i peccati e dona la pace al mondo. Ai nostri cuori. Oggi invochiamo la pace ma dobbiamo essere persuasi che la pace innanzitutto va accolta nei nostri cuori e perciò costruita e donata.
Nei corpi martoriati e vilipesi dei fratelli e delle sorelle mostratici dai mezzi di comunicazione sociale, sono presenti le piaghe del Signore. In quei corpi a cui la malvagità umana ha addirittura negato il sepolcro, così in Ucraina, come in Africa e in altre parti del mondo; come avviene anche in Italia nelle persone maltrattate nelle case per anziani o nelle scuole materne, o fatti a pezzi e buttati nei fiumi o nelle discariche ecc. nei continui fatti di cronaca che riportano il perpetrarsi di violenze domestiche o abusi sui minori o sulle persone fragili, emerge il sepolcro quale luogo di morte e di dissoluzione.
Il giorno di Pasqua, il sepolcro di Cristo è anche il luogo da cui si dipana e prende slancio il messaggio della Risurrezione. E se, come per i due di Emmaus, questo inizialmente ha significato ben poco, è per noi offerto il dono dell’incontro con il Risorto nell’Eucaristia. Desideriamolo perciò questo incontro; nelle sere tristi e oscure della nostra esistenza dove i contorni delle cose e delle vicende non sono chiari ma offuscati dalle tenebre, dalla stanchezza o dalle delusioni. Sia per noi l’invocazione rivolta al Risorto: Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino”
Il Signore risorto era è e rimane la pietra fondamentale per la costruzione di un nuovo ordine delle cose e del mondo. Ogni qualvolta noi costruttori non lo prendiamo in considerazione oppure ce ne dimentichiamo preferendo altro materiale, tutto ciò che tentiamo di edificare, non avendo salde fondamenta, si ritorce inesorabilmente contro di noi.
Esultiamo pertanto per il dono della Pasqua e ringraziamo il Signore: “La pietra scartata dai costruttori è divenuta la pietra d’angolo. Questo è stato fatto dal Signore: una meraviglia ai nostri occhi”
La Pasqua è questa realtà, la Pasqua è questo regalo, questa grazie. Spetta a noi accoglierlo come dono ed esserne capaci di donarcelo scambievolmente.
Maria la madre del Signore Risorto ci aiuti nel nostro cammino.