Riflessione sulla morte dei due adolescenti Flavio Presuttari e Gianluca Alonzi

“La morte di due adolescenti, nel sonno, ciascuno nella propria casa, nella stessa notte, per la stessa causa: assunzione sostanze imprecisate (metadone, misto a droga, alcool) ha gettato nella disperazione due famiglie, una comunità cittadina con riflessi notevoli in tutta la nazione. Il fatto che i media regionali e nazionali abbiano tenuto il pezzo per una settimana, raccontando fatti, dettagli, opinioni, prospettive, dice che la gente non è indifferente, la vita di due adolescenti ha un valore grande. Le famiglie distrutte, gli amici ammutoliti, le autorità alla ricerca di rimedi a una situazione che sembra sfuggire di mano. Nella giornata del commiato, delle onoranze, del lutto cittadino, del conforto e della preghiera, vogliamo dare spazio anche a qualche considerazione, che ci aiuti a non rendere sterile tanto dolore e a far sì che la morte di due adolescenti sia seme di vita per le decine di amici e centinaia di coetanei del territorio. Due considerazioni del procuratore Alberto Liguori mi hanno colpito: la prima che tutti conoscevano lo spacciatore. Ciò significa che una prassi malefica si aggira con relativa disinvoltura tra i nostri giovani. Forse già altre volte, altre “prede” sono state adescate nel commercio di morte, pur senza conseguenze letali. Alcuni amici si sono resi conto del malessere dei due ragazzini, ma nessuno si è adoperato per soccorrerli in maniera decisiva, anche contro la loro volontà. Purtroppo lo spaccio di ogni tipo di porcheria è ben organizzato e fiorente tra adulti e anche tra adolescenti, anche nella nostra città, come documentato da indagini e inchieste. Alcuni quartieri delle grandi città sono requisiti da venditori di morte con grande danno per la gioventù e proteste dei cittadini. E’ necessario individuare dove e come agisce e si diffonde quella che è una vera pandemia è il primo passo per difendersi e sconfiggere il morbo.
Qualche giorno addietro dicevo: “E’ tanta la superficialità con cui, noi adulti, cattivi maestri, trattiamo materie che affidiamo a fragili mani in nome della libertà, il cui esito spesso inesorabilmente porta al baratro. Molte volte abbiamo lamentato l’insufficienza di attenzione educativa e sociale verso le giovani generazioni; ancora più frequentemente siamo stati derisi come retrogradi quando abbiamo stigmatizzato proposte legislative e sociali, che sottovalutano i rischi connessi a “ragazzate”, a “modiche dosi”, ad “usi personali”, che col tempo portano a tragedie collettive.
Noi adulti siamo spesso spettatori passivi e remissivi di richieste e pretese di ragazzi e adolescenti, non sempre finalizzate al loro bene.
Sappiamo che oggi il mestiere di genitori è divenuto difficile, arduo. Le giovani generazioni, gli adolescenti, i giovani sono a volte letteralmente scippati nei sogni e nei desideri da agenzie (TV, social, mode comportamentali indotte) e da una società civile e politica che spesso è alla finestra. E noi adulti abbiamo abdicato con colpevole disinvoltura al nostro ruolo di padri, madri, educatori, stimolatori della politica.
Durante la visita pastorale ho toccato con mano i limiti delle parrocchie nel dialogo con i giovani. Fino all’età di 12-13 anni si riesce a coinvolgere i ragazzi. Gli oratori svolgono ancora un loro ruolo. Ma all’età di 15 anni si vede diradarsi la presenza. Alcune parrocchie, tramite l’oratorio e le associazioni cattoliche (AC, Agesci, Scout d’Europa, Gifra, Cammino Neocatecumenale) resistono. Ma la concorrenza è forte. Prima la movida, lo sballo, l’uso di alcool, la disponibilità economica; pian piano ci si immerge nel pantano della droga, in esperienze sempre più forti, di nascosto e spesso con la latitanza degli adulti, l’impotenza dell’agenzie educative: famiglia, scuola, circoli e associazioni varie, parrocchia.
Devo dire che a Terni non tutti i giovani si lasciano irretire. Con molti di loro, che spesso non frequentano la parrocchia, la Chiesa riesce a dialogare, apprezzando attenzione e sensibilità a valori alti e a prospettive significative. La partecipazione di tanti di loro al “Seminario filosofico”, al Terni Film festival “Popoli e Religioni”, la partecipazione all’alternanza Scuola lavoro presso il museo diocesano e la Caritas, le esperienze estive, ecc.
Senza disquisire di grandi questioni sociali, che pure vanno poste, occorre partire dalla vita di ogni giorno, dei nostri quartieri. Una espressione che ho ripetuto in tutte le parrocchie è che “non possiamo rassegnarci” a vedere i nostri giovani ai margini delle parrocchie; a vederli preda dell’apatia o vittime di venditori di illusioni e di morte, come purtroppo è accaduto.
Occorre una alleanza tra famiglia, parrocchia, scuola, associazioni per recuperare spazi e giardini di vita e proporre progetti educativi validi. Alcune esperienze dicono che ciò risulta vincente.
Nella zona dove è maturata la tragedia esiste una parrocchia ma è poco frequentata dagli adolescenti: Cosa può fare la pastorale giovanile, realisticamente, per prevenire queste tragedie?
La parrocchia di san Giovanni è stata sempre un luogo di frontiera. Negli ultimi anni ha visto prima la morte del parroco, dopo una lunga malattia, poi l’avvicendarsi di altri sacerdoti non proprio sensibili alle tematiche giovanili. Da un anno è cambiato il parroco e pian piano si sta recuperando il clima e lo spazio perché l’acqua sia… meno inquinata. Spero che questo martirio sia il seme di nuova vita per la gioventù del quartiere.
Le parole, in momenti come questi, stonano. Anche Gesù, sulla croce, ha avvertito il silenzio del Padre, ma ne ha percepito la presenza amorosa al punto da consegnargli la sua vita. Noi ci stringiamo ai familiari nella presenza silenziosa della testimonianza dell’affetto e della preghiera. Il Padre per ognuno, al momento opportuno, farà sentire una parola di conforto e consolazione.
La vita è un bene prezioso, che ci viene consegnato per realizzare progetti grandi. Amate la vita con tutto voi stessi: i vostri genitori hanno rinunciato a tutto perché siate felici.
Ragazzi, guardate in alto, mirate al massimo: in casa, a scuola, in parrocchia, nello sport, con gli amici. Non lasciate che qualcuno vi lasci impantanare per impedirvi di volare.
Sappiate distinguere i cattivi maestri, venditori di morte che vogliono solo lucrare sulla vostra vita, dai maestri saggi, che vi vogliono bene. E’ facile distinguerli: fidatevi di chi mette in gioco e a rischio la sua vita per salvare la vostra.
Duemila anni fa Gesù Cristo ha detto: sono venuto perché abbiate la vita in abbondanza. Ha tenuto fede alla sua parola, donando la vita per l’umanità: giusti e peccatori, ladri e assassini, giovani entusiasti e donne di strada. A ognuno indica la sua strada del successo.
Fissando i volti spenti di Gianluca e Flavio, accresciamo in noi la compassione vicendevole e l’amore per la vita.

+P. Giuseppe Piemontese OFM Conv,